Il Romanticismo italiano ebbe inizio nel 1816 con la pubblicazione sulla rivista “Biblioteca italiana” di un articolo di Madame de Stael (1766-1817) “Sulla maniera e la utilità delle traduzioni”.
Madame de Stael, divulgatrice in Europa delle idee romantiche, intendeva incoraggiare gli italiani a tradurre le opere della più moderna cultura del nord Europa, in particolare quelle inglesi e tedesche. Solo in questo modo gli intellettuali italiani avrebbero potuto, a suo avviso, recuperare il divario che li separava dal resto della realtà culturale europea rispetto alla quale si chiudevano in una gelosa imitazione dei classici.
Il dibattito tra romantici e classicisti
Da qui chiaramente scaturì un dibattito acceso tra i sostenitori del classicismo e quelli del romanticismo.
I primi, i classicisti, sostenevano che la vera arte poteva essere solo imitazione della perfezione raggiunta in età greca e latina; inoltre, la lingua utilizzata dagli scrittori e dai poeti doveva essere sempre ispirata ai modelli trecenteschi e alle regole dell’Accademia della Crusca. Gli interventi più illustri in questo primo schieramento furono quelli di Pietro Giordani, Vincenzo Monti e Giacomo Leopardi. A loro si opposero molti giovani intellettuali del calibro di Giovanni Berchet, a cui si unì in seguito anche Alessandro Manzoni.
Berchet con la Lettera semiseria di Grisostomo al suo figliolo (1816) sosteneva che la poesia doveva essere moderna, ovvero ispirare la nuova realtà borghese fortemente legata alle tradizioni nazionali.
La Lettera di Berchet divenne il più celebre manifesto del Romanticismo italiano, uno strumento di battaglia intellettuale soprattutto grazie alla polemica ironica e dissacrante nei confronti della cultura accademica che dominava ancora fortemente l’ambiente letterario italiano.
Il Romanticismo in Italia caratteristiche
Non si trovano tra gli scrittori romantici italiani quegli atteggiamenti di delusione, di insofferenza violenta, di rivolta che caratterizzano tanti scrittori europei.
Al contrario, l’orientamento dominante del Romanticismo italiano è l’impegno per il progresso civile, sociale, economico; vi si trova l’intento di rivolgersi al pubblico delle classi medie con forme letterarie “popolari”, per interpretarne i gusti e i valori.
I caratteri principali del Romanticismo italiano furono:
- la rivalutazione della fantasia, della passione e del sentimento. Ogni uomo si distingueva dall’altro proprio per la forza delle sue passioni. Il Romanticismo fu quindi il periodo degli amori appassionati, degli slanci patriottici, delle ribellioni al potere costituito; in altre parole, del gesto eroico individuale come affermazione di sé e della propria volontà;
- l’esaltazione dei concetti di patria e di nazione intesi come una comunità di persone; il popolo unito da vincoli di lingua, religione, tradizione e valori condivisi da tutti. Lo scrittore italiano Alessandro Manzoni scrisse che la patria doveva essere «una d’arme, di lingua, d’altare, di memoria, di sangue e di cor» (Marzo 1821);
- l’esigenza di dare vita a un’arte popolare, legata alla storia e ispirata alla realtà concreta della vita umana.
Il Romanticismo italiano si intrecciò con le vicende del Risorgimento e declinò a partire dal raggiungimento dell’Unità nel 1861.
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