Rosa Luxemburg, di famiglia ebrea, era nata in Polonia il 5 marzo 1871. Avvicinatasi al marxismo, lasciò la Polonia e, dopo aver completato gli studi di diritto a Zurigo, si trasferì in Germania. Qui, nel 1897 ottenne la nazionalità tedesca, in seguito al matrimonio con un operaio tedesco.
Quando iniziò la Prima guerra mondiale, si schierò apertamente con il fronte pacifista e, insieme al politico tedesco Karl Liebknecht (1871-1919) e altri esponenti della sinistra socialdemocratica, nel 1914 diede vita al Gruppo Internazionale, in seguito conosciuto come Lega di Spartaco ovvero il nucleo di quello che sarà poi il Partito Comunista di Germania.
Fra il 1914 e il 1916 fu ripetutamente arrestata per aver incitato i soldati alla disobbedienza e per aver tentato di promuovere uno sciopero internazionale. Durante questo periodo scrive articoli e pamphlet soprattutto contro la guerra, tra cui il famoso Juniusbroschüre (1915).
Sul finire della guerra, nel novembre del 1918, partecipò alla rivoluzione che comportò la trasformazione dello Stato tedesco nella Repubblica di Weimar e contribuì alla nascita del Partito comunista tedesco (KPD).
Nel gennaio del 1919 guidò l’insurrezione di Berlino (la cosiddetta Rivolta spartachista) contro la neonata Repubblica di Weimar. Fu in quella circostanza che venne sequestrata e uccisa assieme a Karl Liebknecht dai Freikorps, milizie volontarie armate agli ordini del governo socialdemocratico di Frederich Ebert.
Rosa Luxemburg aveva guardato con favore e interesse alla Rivoluzione russa, ma nella sua opera La rivoluzione russa. Un esame critico (scritta in carcere nel 1918 e pubblicata postuma nel 1922), ne aveva anche denunciato i limiti. Era infatti contraria alla realizzazione di uno Stato guidato da un partito centralistico e autoritario, che metteva in discussione le libertà democratiche. «Senza elezioni generali – scriveva in carcere -, senza libertà illimitata della stampa, senza libera lotta tra le opinioni, la vita si spegne in tutte le istituzioni pubbliche, diventa apparente e l’unico elemento attivo rimane la burocrazia».