Il sabato fascista fu introdotto con il Regio decreto legge 20 giugno 1935 da Benito Mussolini, quando in concomitanza con la riduzione a 40 ore dell’orario di lavoro settimanale, la giornata lavorativa e scolastica terminava alle ore 13.00.
Per il pomeriggio di quel giorno della settimana il regime fascista organizzava adunate e manifestazioni educative e ricreative attraverso l’Opera Nazionale Balilla e l’Opera Nazionale Dopolavoro.
Tutti erano obbligati a partecipare, ragazze incluse. Il sabato fascista rientrava nel processo di fascistizzazione del Paese.
Presso le sedi rionali si svolgevano esercitazioni paramilitari, cui seguivano le sessioni di «Istruzione e conversazione di cultura fascista». Non mancavano poi le manifestazioni sportive, con una spiccata predilezione per la lotta greco-romana, il nuoto e il ciclismo.
Per le bambine e le ragazze erano previsti corsi di igiene, economia domestica e cura della casa, canto, puericultura, mentre il programma di educazione fisica era pensato per lo sviluppo delle qualità che il corpo femminile doveva possedere secondo i dettami del fascismo.