Il Senatus consultum de Bacchanalibus risale al 186 a.C. Si tratta di un provvedimento con il quale il Senato romano arginò la propagazione dei culti bacchici, cioè i culti in onore del dio Bacco. Tale disposizione del Senato incaricò i consoli di condurre un’inchiesta e di perseguire con pena capitale i partecipanti al culto bacchico, che prevedeva tra i vari rituali anche pratiche ritenute lesive dell’ordine pubblico e della comune morale.
Non si trattò di un divieto assoluto a praticare tali riti, ma dell’ordine di non farlo senza l’autorizzazione del pretore urbano, che li avrebbe autorizzati di volta in volta, da celebrarsi solo di giorno e al massimo a gruppi di cinque persone (due uomini e tre donne). Era prevista la pena di morte per chi avesse violato le prescrizioni.
Perché venne emanato il Senatus consultum de Bacchanalibus?
I cortei e i riti che si svolgevano in onore di Bacco (il Dioniso dei Greci, dio dell’ebbrezza) erano famosi per la loro sfrenatezza e per le intemperanze, anche di natura sessuale, che li accompagnavano. I fedeli, per raggiungere l’estasi mistica, erano soliti bere vino e stordirsi con musica e danze; arrivati al culmine dell’eccitazione, dilaniavano un animale mangiandolo ancora sanguinante: un rituale cruento che doveva renderli partecipi dei poteri del dio. A Roma tale comportamento era ritenuto molto lontano dai precetti del mos maiorum e i problemi di ordine pubblico provocati da queste feste in alcuni casi erano molto gravi.
Non si trattò dunque dell’avversione nei confronti di una divinità, ma del timore delle conseguenze sociali del suo culto.
Quali furono le conseguenze del provvedimento?
Il celebre Senatus consultum de Bacchanalibus del 186 a.C. causò un processo che coinvolse circa 7000 persone, molte delle quali furono destinate alla pena capitale.
La repressione ebbe luogo tra il 186 a.C. e il 181 a.C. e fu indirizzata verso uomini e donne, liberi e schiavi, cittadini e non. Dopodiché, le autorità non impedirono il culto di Bacco, ma lo ridimensionarono, riportandolo alla sua forma originaria, attraverso una regolamentazione che prevedeva autorizzazioni varie per il suo esercizio e per la celebrazione dei rituali consueti.
Con l’avvento del cristianesimo, il culto di Dioniso venne definitivamente abbandonato, al pari di altri culti pagani.