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Senilità di Italo Svevo: riassunto, analisi e commento

Senilità è il secondo romanzo di Italo Svevo (il primo è Una vita), scritto fra il 1892 e il 1897, e pubblicato nel 1898 prima su un quotidiano triestino, “L’indipendente“, e poi a spese dell’autore. Incorse in un insuccesso peggiore di quello precedente, non ottenendo «una sola parola di lode o di biasimo» dalla critica, come scrisse Svevo nella prefazione alla seconda edizione del 1927, in seguito al clamore letterario dovuto alla pubblicazione de La coscienza di Zeno.

Inizialmente il romanzo doveva intitolarsi Il carnevale di Emilio, che alludeva a un periodo di gioia passeggera vissuto dal protagonista; in seguito Svevo optò per Senilità, per evidenziare la condizione esistenziale del protagonista, un uomo che vive uno stato di apatia e paura nei confronti della vita, incapace di sperimentare la passione e la gioia, condannato a un’esistenza grigia e priva di soddisfazioni.

Senilità di Italo Svevo: riassunto del romanzo

Il protagonista è Emilio Brentani, trentacinquenne, un modesto impiegato triestino, che, dopo la pubblicazione di un romanzo che non ha avuto successo, continua ad alimentare fiduciose per quanto sterili ambizioni letterarie. Vive una esistenza monotona e rinunciataria, diviso tra le mansioni dell’impiego e le consuetudini convenzionali della convivenza con una sorella nubile di poco più giovane, Amalia, che vive nella sua ombra e gli fa da madre.

Un giorno Emilio, che ha accumulato nell’anima un’intensa carica di desideri insoddisfatti, scopre improvvisamente la possibilità di una sconosciuta felicità quando si imbatte in Angiolina, una bella ragazza del popolo, scaltra e ambigua sotto l’apparente semplicità.

Emilio si propone semplicemente di divertirsi senza impegnarsi, imitando il comportamento da dongiovanni dell’amico scultore Stefano Balli, uomo dalla forte personalità. In realtà si innamora perdutamente della ragazza, idealizzandola e trasformandola nella sua fantasia in una creatura angelica.

Ben presto scopre la vera natura di Angiolina: ha numerosi amanti, è cinica, menzognera, rozza e volgare, ma non riesce a staccarsi da lei. Il possesso fisico a cui finalmente arriva (in verità per iniziativa di Angiolina) lo delude e lo lascia insoddisfatto, perché ha avuto non la figura ideale che ama, ma la donna reale, di carne, che disprezza. Anche l’amico Balli si interessa della ragazza: la prende come modella per una statua e la ragazza si innamora di lui.

Nel frattempo la sorella Amalia – la grigia zitella, che non ha mai conosciuto la vita e il godimento – si innamora di Stefano Balli e, non osando rivelare i suoi sentimenti, trova appagamento solo nei sogni. Emilio se ne accorge e allontana l’amico da casa sua; Amalia comincia a drogarsi con l’etere finché non si ammala di polmonite, che la condurrà alla morte.

Mentre Amalia sta morendo, Emilio si ricorda di avere un appuntamento con Angiolina e vuole, nonostante tutto, recarvisi. Lascia quindi il capezzale della sorella morente, per recarsi all’appuntamento con Angiolina, deciso ad abbandonarla definitivamente e a dedicarsi completamente alla sorella. Ma l’addio non avviene con la dolcezza e la dignità sognate: Emilio scopre l’ennesimo tradimento della ragazza, si lascia trasportare dall’ira e la insulta violentemente.

Dopo la morte di Amalia, Emilio torna a rinchiudersi nel guscio della sua senilità, guardando alla sua avventura come un «vecchio» alla sua «gioventù». Le due figure di Amalia e di Angiolina si uniscono nella sua mente in un’unica immagine: Angiolina, pur mantenendo la propria seduttiva bellezza, acquista nella fantasia di Emilio le qualità morali di Amalia.

Senilità di Italo Svevo: analisi e commento

Il narratore esterno, che adotta la tecnica del discorso indiretto libero, permette di esplorare in modo intimo le sensazioni e i pensieri di Emilio, e occasionalmente quelli degli altri personaggi. Questo approccio narrativo consente di immergersi nell’analisi interiore di Emilio, evidenziando i suoi autoinganni e la sua incapacità di affrontare la realtà.

Anche in questo secondo romanzo, come nel primo Una vita, il protagonista è infatti un inetto: per quanto cautelose misure egli prenda nei confronti della realtà, per quanto si sforzi e pretenda di assumerne il controllo, questa continuamente gli sfugge e lo respinge, relegandolo irrimediabilmente nel suo circolo di pena e di solitudine.

L’inettitudine di Emilio in Senilità come quella di Alfonso in Una vita è presentata da Italo Svevo come una malattia dell’anima e la descrive insistendo sulle contraddizioni, sull’altalena di buoni sentimenti e cinismo, illusione e disillusione, slanci d’affetto e scoppi d’ira. Il romanzo viene così costruito su una serie di opposizioni – salute/malattia; gioventù-vecchiaia; attitudine-inettitudine – che troveranno la loro forma più compiuta ne La coscienza di Zeno.

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