Sette contro Tebe è la celebre tragedia di Eschilo rappresentata per la prima volta nel 476 a.C. ad Atene, durante le Grandi Dionisie (feste in onore del dio Dioniso, nel corso delle quali venivano messe in scena tragedie e commedie). Costituiva assiema a Laio e a Edipo (andate entrambe perdute) la trilogia tebana.
Sette contro Tebe: antefatto
I Sette contro Tebe di Eschilo è ispirato al conflitto tra Eteocle e Polinice, i due figli maschi nati dal rapporto incestuoso tra Edipo e la propria madre, Giocasta, vedova di Laio, ucciso inconsapevolemnte dal figlio Edipo.
Conosciuta la verità che lo riguarda, Edipo fugge da Tebe dopo aver maledetto la propria discendenza. La maledizione ha effetto: Eteocle e Polinice, senza più curarsi del padre, pensano soltanto a contendersi la successione. Si accordano, infine, per regnare un anno ciascuno. Il trono tocca inizialmente a Eteocle e Polinice si allontana dalla città.
Alla conclusione del periodo Eteocle rifiuta, però, di cedergli il potere. Polinice allora, chiamati in aiuto sei principi greci, muove guerra a Tebe, nonostante sia la sua patria. È a questo punto che prende avvio il dramma.
Sette contro Tebe di Eschilo: trama
L’attacco di Polinice e dei suoi sei alleati alle sette porte della città di Tebe è imminente. Un messaggero, inviato in esplorazione da Eteocle, annuncia al re l’esito del sorteggio con il quale i sette condottieri hanno scelto ciascuno la porta della città contro cui guidare le truppe.
È quindi necessario che Eteocle scelga a sua volta sette guerrieri da contrapporre a quelli nemici. Eteocle individua un eroe tebano in grado di fronteggiare ciascuno di quelli. A Polinice contrappone se stesso, nonostante i tentativi del coro di dissuaderlo. Eteocle infatti sa che morirà, ma sa anche che solo in questo modo la città sarà salva e la maledizione sulla stirpe avrà termine.
Lo scontro si scatena in tutta la sua ferocia. I due fratelli cadono dandosi reciprocamente la morte. Ma mentre Eteocle sarà sepolto a Tebe con tutti gli onori, il cadavere di Polinice dovrà essere abbandonato fuori della città senza sepoltura.
A questa decisione si oppone Antigone, sorella, assieme a Ismene, di Eteocle e Polinice. Giura di seppellire personalmente il fratello nonostante il divieto.