Lo sfumato leonardesco è un tipo di chiaroscuro molto tenue, in cui i passaggi dai toni scuri a quelli chiari sono finemente graduati: ciò consente di rendere in maniera più delicata il passaggio dalle parti illuminate a quelle in ombra. Si tratta di una tecnica che il pittore Cimabue (1240-1302) aveva già iniziato a usare per meglio definire i dettagli.
Nelle opere di Leonardo da Vinci (1452-1519) l’uso della tecnica dello sfumato diventa una caratteristica dominante. Egli manipola gessi, tempere e colori a olio anche con i polpastrelli delle dita e con il palmo delle mani, per creare figure che sembrano perdersi nello sfondo o emergere dall’ombra.
Con lo sfumato Leonardo da Vinci crea delicati contrasti di luce e ombra che immergono i personaggi nell’atmosfera: senza rigidi confini i corpi perdono la loro pesante fisicità e i morbidi passaggi chiaroscurali sembrano dar vita a movimenti impercettibili.
Grazie alla tecnica dello sfumato nelle opere pittoriche di Leonardo lo spazio acquista una particolare profondità prospettica. In tal senso basta ricordare lo stupendo ritratto della Gioconda, uno dei quadri più celebri al mondo e conservato nel Museo del Louvre di Parigi. In questo dipinto, nel paesaggio lo sfumato fonde i diversi elementi: le rocce con le acque e le montagne con il cielo.
Per un approfondimento leggi La Gioconda di Leonardo da Vinci descrizione.
Altro esempio di tecnica dello sfumato leonardesco è il dipinto La Vergine delle rocce: qui i contorni svaniscono tra ombre mutevoli. Per un approfondimento leggi La Vergine delle rocce di Leonardo da Vinci.
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