Le Sirene nella mitologia greco-romana, e più in generale nella cultura popolare, sono demoni marini, figlie di Acheloo (secondo altre fonti di Forco), divinità fluviale, e di Melpomene (secondo altri Tersicore), una delle nove Muse, da cui hanno ereditato la capacità di intonare canti melodiosi e ingannatori.
Sono bellissime fanciulle, con il volto e il corpo di donna, che finisce però in forma di uccello dai lunghi artigli o, a partire dall’età medioevale, in coda di pesce. Abitano nelle isole o scogli del Mediterraneo occidentale e il loro numero varia secondo le varie tradizioni; tra esse vengono ricordate Leucosia, Ligea e Partenope. Quest’ultima ha dato nome all’omonima città, l’attuale Napoli.
Le Sirene attirano i marinai facendoli naufragare contro gli scogli, per poi divorarli. La loro arma di seduzione è il canto, a cui, si dice, nessuno sa resistere.
Ma il mito racconta di due casi in cui il loro potere ha subito una sconfitta: racconta Apollonio Rodio nelle Argonautiche, che di ritorno dalla missione del Vello d’oro, gli Argonauti giungono presso l’isola delle Sirene, che incantano e uccidono chiunque approdi. Qui gli eroi sono tratti in salvo da Orfeo (il mitico poeta che cantava al suono della lira), che, con il suo canto, riempì le orecchie dei suoi compagni che così si salvarono; e Ulisse, in un celebre episodio dell’Odissea (Odissea, Libro XII), sapendo per una predizione della maga Circe, che la sua nave sarebbe passata nei pressi degli scogli delle Sirene, ne ascoltò sì il canto, ma non prima di essersi fatto legare all’albero maestro e avere tappato con la cera le orecchie dei suoi marinai. La leggenda vuole che esse, dopo aver fallito nella seduzione di Odisseo, si siano suicidate proprio gettandosi nel mare.
Secondo una tradizione, le Sirene erano un tempo le compagne di gioco di Persefone, figlia di Demetra: presenti al rapimento della fanciulla da parte di Ade, hanno ottenuto dagli dèi ali d’uccello per cercare la compagna anche sui mari; secondo un’altra versione è stata Demetra a trasformarle in esseri metà uccello e metà donne, perché non hanno saputo impedire il rapimento della figlia.
In altre versioni ancora, furono donne o ninfe punite dalla dea Afrodite per non aver ceduto ai piaceri carnali e trasformate in esseri metà pesce.
Per i Greci e i Romani le Sirene erano donne uccello che abitavano tra gli uomini e avevano una funzione di intermediazione in occasione dei passaggi delle diverse fasi della vita; le loro immagini facevano parte del corredo delle spose, ma erano poste anche sulle tombe, con la funzione di aprire le porte dell’Ade, con il loro canto.
A partire dal Medioevo, la Sirena – la donna pesce – rappresenta l’ammaliatrice per i peccatori cristiani nel “mare delle tentazioni”.