I sofisti sono intellettuali, vissuti in Grecia nel V secolo a.C. I sofisti greci facevano della sapienza una professione, poiché chiedevano un compenso per insegnarla. Tale pratica appariva scandalosa alla mentalità aristocratica, che affermava che la conoscenza dovesse essere trasmessa come una missione e non un mestiere.
Senofonte li definiva prostituti della cultura; Platone e Aristotele li bollarono come falsi filosofi, interessati al successo e ai soldi più che alla verità, e l’influenza che questi ultimi esercitarono attraverso i secoli fece sì che i sofisti venissero marchiati come maestri di ragionamenti capziosi e cavillatori in mala fede.
In epoca moderna, la critica filosofica ha rivalutato i sofisti e la loro importanza.
Il sofismo significato
I sofisti sono i primi a spostare l’asse della speculazione dalla natura all’uomo, frutto della sfiducia nella ricerca naturalistica, che era approdata in una serie di tesi opposte senza giungere una visione organica e complessiva.
L’Atene del V secolo a.C è l’Atene vittoriosa, l’Atene che ha sconfitto il nemico persiano. A questo si aggiunge la crisi dell’aristocrazia, l’accresciuta potenza della borghesia cittadina, l’espandersi dei traffici e dei commerci, il raffinarsi della tecnica e l’avvento della democrazia. Elementi che contribuiscono a sviluppare una nuova consapevolezza e una nuova coscienza di cittadini e di uomini.
I filosofi sofisti e la democrazia
La connessione tra i filosofi sofisti e la democrazia è strettissima. La democrazia ha di fatto trovato in alcuni maestri sofisti una legittimazione teorica e filosofica basata sulla tesi del possesso da parte di tutti gli uomini della virtù politica. La politica è la tecnica di tutte le tecniche, la politica è per i sofisti l’arte di vivere insieme nella città ed è un’arte che riguarda tutti gli uomini: tutti sono membri della pòlis e, quindi, politici.
Ecco che anche la cultura deve essere accessibile a tutti e deve divenire paideia: non un insieme di conoscenze specialistiche, ma formazione completa di un individuo. La virtù non dipende dai natali, ma dal sapere. Più che incrementare il sapere, i sofisti si pongono come principale obiettivo la sua diffusione (per un approfondimento leggi Paideia, educazione nella Grecia antica clicca qui).
Così vanno oltre i confini della pòlis, i filosofi sofisti diventano portatori delle istanze panelleniche e cosmopolitiche, aprendo la mentalità greca, perlopiù particolaristica e nazionalistica. E allo stesso tempo diventano sostenitori di un relativismo culturale: le stesse cose possono essere buone o cattive, belle o brutte, giuste o ingiuste. E’ il riconoscimento da parte dei sofisti della disparità dei valori che presiedono alle diverse civiltà umane.
Erodoto, storico greco che sicuramente venne in contatto con l’ambiente sofista, notava come per alcuni popoli fosse normale cibarsi dei parenti morti per dare sepoltura nel proprio stomaco, mentre per i greci lo fosse bruciarli e riconosceva il relativismo dei valori.
I sofisti condividono posizioni differenti dalla tradizione in merito alla storia e al linguaggio.
La storia è vista come progresso e non come decadenza da un’antica e primordiale civiltà dell’oro. L’uomo si differenzia e supera le proprie naturali debolezze entrando in società e creando le tecniche, cioè quel complesso di arti mediante il quale traforma il mondo circostante a suo vantaggio. Ed ecco che, poi, entra in gioco la tecnica di tutte le tecniche, la politica senza cui non sarebbe possibile garantire la sopravvivenza.
Nei sofisti il linguaggio è strumento di persuasione, usato dagli uomini a seconda delle esigenze, è svincolato da ogni rapporto con la verità, in quanto frutto di una convenzione.
La parola è tutto e può tutto.
Dai sofisti in poi si diffonde il dibattito in merito all’origine del linguaggio: naturale o convenzionale?
I sofisti danno avvio anche al dibattito in merito a leggi e a religione, viste in molti casi come uno strumento di controllo dei potenti sui più deboli.
La sofistica è stata definita una sorta di illuminismo greco: i miti e le credenze della tradizione vengono esplicitamente criticati e sostituiti con nozioni razionali, o almeno credute tali. Una liberazione critica dal passato in nome della ragione.
Si individua una prima generazione di sofisti – Protagora, Gorgia, Prodico, Ippia, Antifonte, ad esempio – e una seconda – gli eristi – che portarono alla crisi e alla dissoluzione della sofistica.