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Sofocle: vita e opere del tragediografo greco

Sofocle nacque da famiglia molto agiata a Colono, un sobborgo di Atene, attorno al 496 a.C., quando Atene stava preparandosi ad affrontare lo scontro con i Persiani (vedi Le guerre persiane), e morì a novant’anni, nel 406 a.C., mentre la disastrosa guerra contro Sparta (vedi La guerra del Peloponneso) volgeva al termine e l’egemonia ateniese era ormai al tramonto.

Sofocle fu musicista e attore prima che poeta. Come poeta tragico esordì nel 468 a.C. Partecipò attivamente alla vita pubblica di Atene, con cariche importanti, anche se mai in posizione di primo piano. Seguace di Pericle, fu due volte stratego e fu eletto nel collegio straordinario dei sei magistrati che resse la città dopo la disfatta di Atene in Sicilia nel 413 a.C.

Fece parte del suo impegno politico anche l’attività sacerdotale: fu lui a diffondere in Atene il culto del dio Asclepio, il cui tempio sorgeva proprio vicino al teatro di Dioniso, per cui dopo la morte gli fu tributato il culto dovuto agli eroi.

Sofocle – le opere

A Sofocle vengono attribuiti dalla tradizione 123 testi fra tragedie e drammi satireschi. A noi restano, oltre a 400 versi di un dramma satiresco I segugi, sette tragedie: Aiace, Antigone, Trachinie, Elettra, Filottete, Edipo re, Edipo a Colono.

Le tragedie di Sofocle: caratteristiche e innovazioni

Le tragedie di Sofocle sono contrassegnate da una forte religiosità al pari del suo predecessore Eschilo, sebbene in Sofocle la figura umana acquisti una maggiore importanza a danno di quella oltreumana, che scompare progressivamente.

Sofocle si colloca tra Eschilo ed Euripide. La sua posizione mediana si riflette in quell’equilibrio sempre sul punto di incrinarsi e che alla fine riesce a mantenersi stabile, pur nel doloroso travaglio di un continuo interrogare e interrogarsi.

Nelle tragedie di Sofocle si riscontra un certo numero di figure femminili pari a quelle maschili. Nella società ateniese, così attenta alla subordinazione della donna all’uomo (vedi La donna ateniese), l’attenzione ai caratteri femminili potrebbe essere interpretata come l’inconscio desiderio maschile di offrire alla donna, almeno sulla scena, quel ruolo che le era negato nella vita sociale. Motivo per cui si attribuisce al teatro di Sofocle un certo sperimentalismo.

Le tragedie di Sofocle propongono i momenti noti del mito con un’attiva partecipazione del protagonista all’azione stessa. La capacità di autodeterminazione dell’individuo assume caratteri più definiti rispetto ai tempi di Omero. In Sofocle si trova un’accettazione dell’infelicità dell’uomo in quanto innata alla sua natura. Tale assioma è espresso senza disperazione, con serenità ed equilibrio, sebbene quei personaggi che raggiungono tale consapevolezza sono spesso costretti a gesti estremi, quali il suicidio.

Il teatro di Sofocle contribuiva poi a ricordare al cittadino di essere semplicemente un uomo lontano dalla grandezza del dio, che rimane un dio e in quanto tale, lontano dalla piccolezza dell’uomo.

 

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