La poesia Soldati Ungaretti la scrisse nel luglio 1918, durante la Prima guerra mondiale, mentre sta combattendo in Francia, nel Bosco di Courton.
È inclusa nelle edizioni de L’Allegria, nella sezione Girovago (nella quale è inclusa anche la omonima poesia).
Di cosa parla la poesia Soldati di Ungaretti?
In essa il poeta paragona la vita dei soldati al fronte a quella delle foglie autunnali che in breve tempo appassiscono e possono da un momento all’altro staccarsi dal ramo e morire.
Soldati Ungaretti testo
Si sta come
d’autunno
sugli alberi
le foglie
Bosco di Courton luglio 1918
Soldati Ungaretti parafrasi
I soldati stanno (=si sta) come
le foglie degli alberi
nella stagione autunnale
Soldati Ungaretti analisi
Metrica – quattro versi liberi brevi; essi possono tuttavia essere accoppiati a due a due, dando vita a un distico di settenari.
Attraverso la figura retorica della similitudine Ungaretti ci dice che la situazione dei soldati al fronte è simile a quella delle foglie in autunno, che possono cadere da un momento all’altro.
L’esile speranza di vita e la concreta possibilità di caduta (cioè il senso di precarietà), che sono proprie della foglia appesa a un ramo nel periodo autunnale, sono dunque trasferite ai soldati impegnati sul fronte di guerra, che sanno di poter essere spazzati via da una raffica d’arma da fuoco come le foglie da una raffica di vento.
La lirica è breve, quasi un frammento di poesia. Il testo è caratterizzato dall’essenzialità del discorso: il messaggio (la fragilità dell’uomo, la precarietà e il dolore dell’esistenza) è infatti anticipato dal titolo della poesia stessa (Soldati).
Abolizione dei nessi sintattici e della punteggiatura.
Nella stesura originaria (luglio 1918), i primi due versi erano diversamente divisi:
Si sta
come d’autunno
sugli alberi
le foglie
quasi a voler, spezzando ulteriormente la sequenza, imprimere al testo un andamento ancor più perplesso e discontinuo, segno della precarietà e del dolore dell’esistenza.
Soldati Ungaretti commento
Ungaretti nella poesia Soldati riprende un motivo ricorrente della poesia classica greco-latina e di quella moderna: il cadere delle foglie in autunno come simbolo della fragilità e della precarietà della vita umana.
La prima attestazione letteraria della similitudine delle foglie risale all’Iliade di Omero (leggi Iliade Libro VI: riassunto): il guerriero greco Diomede, essendo in procinto di affrontare sul campo di battaglia il troiano Glauco, gli chiede chi sia, e questi risponde:
Tidide [= Diomede, figlio di Tideo] magnanimo, perché mi domandi la stirpe?
Come stirpi di foglie, così le stirpi degli uomini;
le foglie, alcune ne getta il vento a terra, altre la selva
fiorente le nutre al tempo di primavera;
così le stirpi degli uomini: nasce l’una, l’altra dilegua.
Iliade VI, vv. 145-149