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Statua di Zeus crisoelefantina a Olimpia

La statua di Zeus crisoelefantina si trovava all’interno della cella del tempio di Zeus nel santuario di Olimpia (nell’Elide, regione del Peloponneso, Grecia, e sede dei giochi olimpici). Era alta 13 metri ed è una delle sette meraviglie del mondo antico.

Il tempio e la statua furono eretti a Zeus con il bottino ricavato dal saccheggio della vicina città di Pisa (nell’Elide). Poiché si sa che Pisa fu distrutta nel 471 a.C., questa è la data di inizio della realizzazione terminata nel 456 a.C.

Ricostruzione al omputer del Tempio di Zeus a Olimpia
Ricostruzione al computer del Tempio di Zeus a Olimpia

La statua di Zeus a Olimpia – descrizione

Il tempio, in stile dorico e con peristilio all’esterno, fu costruito con tufo calcareo. Ne fu costruttore un architetto del luogo: Libone.

All’interno una scala immetteva ad una galleria rialzata. Da questa era possibille ammirare, posta in una cella, la grandiosa statua di Zeus commissionata a Fidia (490 a.C. ca – 430 a.C. ca.).

La statua di Zeus era di struttura crisoelefantina, costruita cioè con un’intelaiatura lignea su cui era applicato l’oro (chrysòs) per le vesti e l’avorio (elèphas-elèphantos) per il corpo.

Il dio, fatto d’oro e d’avorio, era seduto sul trono. Sulla testa aveva una corona lavorata in forma di ramoscelli di ulivo. Nella mano destra reggeva una Nike (dea alata della Vittoria). Nella mano sinistra Zeus stringeva un lungo scettro e un’aquila vi stava posata sopra. D’oro erano anche i calzari del dio e così pure il manto. Nel manto erano ricamate figurine di animali e fiori di giglio.

La statua di Zeus crisoelefantina rimase nel tempio di Olimpia per oltre 800 anni. Secondo Svetonio l’imperatore romano Caligola cercò con ogni mezzo d’impossessarsene e portarla a Roma.

All’inizio del V secolo, quando il santuario era in stato di abbandono, Lauso (funzionario presso la corte di Teodosio II tra il 420 e il 422 d.C.) asportò dal tempio la statua di Zeus per includerla nella sua prestigiosa collezione di opere d’arte, presso il proprio palazzo a Costantinopoli. Il palazzo andò distrutto assieme alla collezione in un incendio nel 475 d.C.

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