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Storia della Costituzione italiana

La storia della Costituzione italiana comincia nel 1946 dopo la Seconda guerra mondiale. Gli italiani e le italiane dovevano stabilire se continuare ad affidare il governo a un re o scegliere la forma della Repubblica, regolata da nuove leggi.

Il 2 giugno 1946 gli italiani e le italiane parteciparono a un referendum che chiedeva loro di scegliere tra Monarchia e Repubblica: la maggioranza dei votanti scelse la Repubblica. Fu nominata un’Assemblea Costituente, cioè un insieme di persone incaricate di scrivere la Costituzione italiana, in modo da dare nuove leggi agli italiani.

La Costituzione italiana entrò in vigore il 1° gennaio 1948. Fino ad allora la legge fondamentale era stato lo Statuto concesso dal re di Sardegna Carlo Alberto (Statuto albertino) il 4 marzo 1848.

Storia della Costituzione italiana – Come si è giunti alla Costituzione italiana?

Il passaggio dallo Statuto albertino alla Costituzione

Lo Statuto albertino fu la prima Costituzione concessa al popolo. Il re di Sardegna Carlo Alberto aveva dovuto concederla ai suoi sudditi il 4 marzo1848, a causa di un’ondata di moti rivoluzionari che in quell’anno attraversò tutta l’Europa che voleva il rovesciamento degli stati monarchici per affermare princìpi e ideali del liberalismo.

Carlo Alberto concedeva al popolo alcuni poteri, ma in realtà si trattava di una concessione più formale che sostanziale, perché al sovrano era riconosciuto comunque un ruolo centrale: il Parlamento era formato da due Camere, di cui una scelta dal popolo e l’altra dal re; al re toccava apporre il suo visto a qualunque proposta di legge; il re, inoltre, sceglieva i ministri del Governo e i giudici, e poteva revocarne l’incarico in qualunque momento.

In seguito, il figlio Vittorio Emanuele III, il primo re d’Italia dopo l’Unificazione (1861), estese lo Statuto albertino a tutto il regno.

Agli inizi degli anni Venti del Novecento, il re Vittorio Emanuele III affidò la guida del Governo a Mussolini, capo del Partito fascista. Mussolini trasformò lo Stato italiano in uno Stato totalitario, stravolgendo le regole contenute nello Statuto albertino. Furono infatti aboliti i partiti (a eccezione di quello fascista) e i sindacati; la Camera dei deputati fu sostituita dalla Camera dei fasci; vennero cancellate le libertà di stampa e di parola; fu reintrodotta la pena di morte, furono emanate le leggi razziali e il Paese si trasformò rapidamente in una dittatura, con Mussolini che esercitava un potere assoluto, sottraendosi al controllo del Parlamento.

Storia della Costituzione italiana – La fine del fascismo e il referendum del 2 giugno 1946

Il 25 luglio 1943 il re, su richiesta del Gran consiglio del fascismo, revocò l’incarico di Presidente del Consiglio a Mussolini per affidarlo al generale Pietro Badoglio. Il nuovo Governo abolì molti organi introdotti dal fascismo (compreso il Gran consiglio), sciolse il partito fascista e diede inizio ai negoziati che condussero alla firma dell’armistizio (3 settembre 1943) con le forze alleate. Il re si accordò segretamente con le forze alleate: al termine della guerra avrebbe accettato di lasciare il potere abdicando in favore del figlio Umberto II, e concesso di decidere se mantenere la forma di governo monarchica oppure se trasformarla in repubblicana.

Alla conclusione della guerra il compito di scegliere la forma di governo fu attribuito direttamente al popolo attraverso un referendum istituzionale che si svolse il 2 giugno 1946, in occasione del quale furono ammesse al voto per la prima volta anche le donne.

La maggioranza degli italiani e delle italiane si pronunciò a favore della forma repubblicana (54,3% contro il 45,7%); il re Umberto II e i discendenti maschi di casa Savoia furono costretti all’esilio e fu nominato primo Presidente della Repubblica italiana Enrico De Nicola.

Chi ha scritto la Costituzione italiana?

Contemporaneamente al referendum popolare nel 1946 fu organizzata l’elezione dei componenti di una Assemblea Costituente, organo composto da 556 persone (di queste, 21 erano donne, le cosiddette “Madri costituenti“) scelte dal popolo, a cui venne affidato il compito di scrivere, discutere e approvare la nuova Costituzione della Repubblica italiana, in sostituzione dello Statuto albertino.

Appena eletta, l’Assemblea Costituente nominò al suo interno una Commissione per la Costituzione, composta da 75 membri (perciò detta Commissione dei 75) con l’obiettivo di stendere il progetto generale di una carta costituzionale.

L’Assemblea Costituente riuscì ad approvare con una larghissima maggioranza (453 voti a favore e 62 contrari), il nuovo testo della Costituzione italiana il 22 dicembre 1947, ed essa entrò in vigore il 1° gennaio 1948.

Struttura della Costituzione italiana

La Costituzione italiana è formata da 139 articoli e 18 disposizioni transitorie e finali (norme che sono servite per regolare il passaggio dal vecchio al nuovo ordinamento dello Stato). È divisa in tre parti:

la Parte introduttiva, dedicata ai Principi fondamentali → articoli da 1 a 12. Comprendono gli articoli, cioè le regole più importanti, da cui derivano tutte le altre.

Parte I, intitolata Diritti e Doveri dei cittadini → articoli da 13 a 54. Comprendono tutti gli articoli che disciplinano i rapporti tra i cittadini e lo Stato .

Parte II, dedicata all’Ordinamento della Repubblica → articoli da 55 a 139. Comprendono tutti gli articoli che stabiliscono la composizione e le competenze degli organi statali.

Seguono poi 18 Disposizioni transitorie e finali (norme che sono servite per regolare il passaggio dal vecchio al nuovo ordinamento dello Stato).

L’attuale Costituzione italiana è quella votata nel 1948?

Il testo costituzionale in verità non è più esattamente quello entrato in vigore nel 1948, in quanto sono state apportate diverse modifiche per adeguarlo alla nuova realtà sociale e politica e sono stati abrogati alcuni articoli: artt. 115, 124, 128, 129, 130. La numerazione però è rimasta invariata.

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