La Confederazione Svizzera nacque nel 1291 (per convenzione il 1° agosto) come alleanza difensiva (Patto eterno confederale) fra tre cantoni: Uri, Schwyz e Unterwalden.
Giurandosi aiuto reciproco, i tre cantoni decisero di far fronte comune contro gli Asburgo. Respinsero allora le mira espansionistiche degli Asburgo e ottennero, inoltre, nel 1315, la dipendenza diretta dal solo imperatore, senza l’intermediazione dei suoi vassalli. Nel 1512 Niccolò Machiavelli parlava con ammirazione degli svizzeri e dei loro territori come luoghi di «libera libertà».
La Confederazione Svizzera crebbe (nel 1353 i cantoni divennero otto) e con essa anche il desiderio di indipendenza dal potere imperiale. Nel 1499 questa tensione sfociò in un aperto conflitto: le truppe imperiali subirono numerose sconfitte e l’imperatore Massimiliano I fu infine costretto a riconoscere ufficialmente l’indipendenza della Confederazione.
Il numero dei cantoni continuò a crescere e agli ideali di libertà e di indipendenza dai poteri esterni si aggiunse così la necessità di consolidare l’unità interna fra i cantoni divisi, dopo la Riforma, in cattolici e protestanti.
La prima dichiarazione di neutralità, nel 1674, mirò proprio a rafforzare i legami interni alla Confederazione mettendo fine alla politica di espansione (i cantoni rimasero tredici fino al Congresso di Vienna, nel 1815).
Nel XVII secolo, la Svizzera, presa a esempio di libertà e di autodeterminazione, fu parte integrante del dibattito europeo sulla necessità di una transizione dall’istituto monarchico a quello repubblicano. Nelle parole del ministro Jean-Baptiste Colbert (1619-1683), la piccola Confederazione fu indicata come una «cattiva maestra» che, con la sua libertà, favoriva l’affermarsi degli ideali repubblicani: «le repubbliche fanno delle conquiste, non con le armi ma con i cattivi esempi della loro libertà; come la Svizzera, per esempio».
Sotto il profilo economico, la Svizzera medievale e moderna si basò prevalentemente sull’agricoltura e sui commerci. Un profondo cambiamento avvenne con la Rivoluzione industriale (XVIII-XIX secolo) e sotto l’influenza delle idee liberali.
La Costituzione federale del 1848 accolse, oltre alle più diffuse istanze democratiche del tempo (prime fra tutte l’elezione diretta dei membri del governo e la libertà di religione), anche i principi del liberalismo economico: la libertà di commercio; l’abolizione delle dogane tra i cantoni; la libertà di circolazione; la libertà di domicilio per i cittadini delle nazioni (Francia, Germania, Italia, Austria) con le quali erano stati stipulati appositi trattati. Tutto ciò favorì il rapido sviluppo economico della regione e la nascita, nonostante le sue piccole dimensioni, di una fiorente industria meccanica e chimico-farmaceutica.
La crescita economica non si arrestò e, durante il XX secolo, la Svizzera affermò la sua posizione di prestigio a livello mondiale. Ciò fu possibile anche grazie al concorso di due fattori concomitanti: lo stato di neutralità durante le due guerre mondiali (la prima guerra mondiale e la seconda guerra mondiale) e la straordinaria stabilità politica ottenuta nel secondo dopoguerra con una accordo che prevedeva la ripartizione dei ministeri tra le forze politiche.
Nel contesto politico contemporaneo, si osserva come la Svizzera abbia mantenuto, dal secondo dopoguerra a oggi, un atteggiamento che rispecchia in parte il suo tradizionale spirito autonomistico. Sebbene Ginevra sia sede dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, con due referendum (nel 1948 e nel 1986) i cittadini svizzeri hanno deciso di non entrare a farne parte e lo stesso è avvenuto nel 1992 sull’ingresso dello Stato nello Spazio economico europeo (See). Solo nel 2002 la Svizzera diverrà parte dell’Onu e nel 2005 aderirà al trattato di Schengen per la libera circolazione.
Dal punto di vista economico si registra invece una tendenza del tutto opposta: un’ economia aperta e internazionale che vede oggi le compagnie multinazionali e le banche svizzere ai vertici dell’economia mondiale.
Attualmente la Svizzera, grazie a una rete di infrastutture molto sviluppata, a una crescente differenziazione della produzione e alle condizioni giuridiche e fiscali molto favorevoli, attira investimenti da tutto il mondo ed è da anni considerata dalle agenzie specialistiche la nazione più competitiva al mondo.
La Svizzera si distingue oggigiorno anche per altre libertà, che potremmo definire prettamente civili, come la libertà di stampa. Stando ai dati relativi al 2014, la Svizzera si attesterebbe al 15° posto tra gli Stati dove è maggiormente tutelata la libertà di stampa; l’Italia è al 73°.
La libertà di stampa è stata riconosciuta nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, proclamata il 10 dicembre 1948 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.