Teatro del Rinascimento: il contesto storico, gli autori e le opere principali, riassunto di letteratura
Durante il Medioevo, il teatro subisce un periodo di decadenza, anche a causa del sospetto con cui la Chiesa guarda a questa forma d’arte. Le rappresentazioni teatrali sono affidate soprattutto a giullari e artisti. Costoro organizzano spettacoli in cui si mescolano musica, recitazione e numeri di giocoleria per lo più nelle piazze dei paesi o nelle sale dei castelli (per un approfondimento leggi Teatro medievale: origini, generi, protagonisti riassunto).
Teatro del Rinascimento
Il teatro rinasce nel Rinascimento con la riscoperta della cultura greca e latina, alimentata dall’invenzione della stampa e dalla passione dei ricchi e colti principi rinascimentali.
Essi infatti fanno a gara per accaparrarsi gli autori più bravi e ambiscono a presentarsi come mecenati e protettori delle arti. Molti di loro dotano i propri palazzi di ambienti destinati appositamente alle rappresentazioni teatrali. La grande novità è l’invenzione della scenografia, ossia l’insieme di oggetti e arredi che fa da ambientazione allo spettacolo. Si tratta di pannelli e teli dipinti con maestria per riprodurre fedelmente l’interno di un palazzo, una città, un bosco… Alla creazione di scenografie si dedicano anche pittori di straordinario talento come Raffaello Sanzio e Leonardo da Vinci.
Sin dai primi anni del Cinquecento vengono progettati spazi teatrali provvisori, spesso in legno, realizzati in particolari occasioni festive. Soltanto con la fine del Cinquecento sorgono i primi edifici teatrali in muratura. Uno dei più celebri è il Teatro Olimpico di Vicenza, costruito fra il 1580 e il 1585 su progetto di un importante architetto del tempo, Andrea Palladio.
Teatro del Rinascimento attori
All’inizio del Cinquecento gli attori si dividono in due categorie principali: “dilettanti” e “di mestiere“.
I primi sono per lo più giovani nobili che si dilettano con le arti oratorie. I secondi sono veri e propri attori che, pur non vivendo necessariamente della professione scenica (il fenomeno del professionismo nascerà verso la metà del secolo, con la Commedia dell’Arte), fanno del teatro un effettivo mestiere. Questo è il caso fra gli altri del fiorentino Domenico Barlacchi, detto il Barlacchia, di professione “banditore”. Proprio a Barlacchi si deve il cambiamento che si registra a Firenze con il passaggio dalla recitazione “cantata” a quella “parlata” in occasione della rappresentazione della Frottola d’un padre che haveva due figliuoli (1504-1505).
Teatro del Rinascimento autori
Uno dei più importanti attori e autori del primo Cinquecento è Angelo Beolco, detto Ruzante dal nome del personaggio più famoso del suo repertorio.
Come scrittore di teatro Ruzante si concentra su testi comici scritti in dialetto padovano. In quanto attore si esibisce anche come buffone – per esempio a Ferrara nel 1529 – e come attore tragico. Fra i testi più celebri scritti e recitati da Ruzante figura la commedia in versi Betìa (rappresenta una lunga disputa fra contadini per conquistate la mano della bella Betìa).
Grandi poeti e scrittori del tempo sono Niccolò Machiavelli, Ludovico Ariosto e Torquato Tasso. Essi si dedicano alla composizione di commedie e tragedie su imitazione dei modelli classici (è il caso fra l’altro delle commedie di Plauto e Terenzio, oppure delle tragedie di Seneca).
Niccolò Machiavelli è autore di una delle più belle commedie del teatro del Cinquecento e probabilmente dell’intera letteratura italiana, la Mandragola. Il testo, che conosce subito una notevole fortuna scenica, viene recitato per la prima volta a Firenze nel 1518.
Machiavelli scrive questa commedia influenzato dalla recitazione e dal tipo di comicità di Domenico Barlacchi che ne è anche il protagonista sulla scena recitando, in quel 1518, probabilmente la parte di Messer Nicia.
La Calandria è una delle più fortunate commedie del Cinquecento italiano. Ne è autore Bernardo Dovizi da Bibbiena. La vicenda è tratta dal celebre testo di Plauto Menaechmi. La prima rappresentazione avviene a Urbino nel 1513. È Baldassarre Castiglione che si incarica di seguirne la resa scenica preparando anche una sorta di copione con le indicazioni per gli attori.
Al fervore dei primi anni del Cinquecento subentra con gli anni Trenta una fase diversa, caratterizzata da due elementi principali. Dal punto di visa letterario si assiste alla progressiva messa a punto di una struttura drammaturgica piuttosto rigida e ripetitiva, modellata sulla Poetica di Aristotele. Dal punto di vista scenico si osserva una sempre più accentuata importanza attribuita agli elementi scenografici e spettacolari. Grande rilievo ebbe da questo punto di vista il fiorire degli studi sulla prospettiva.
I generi sviluppati e proposti sono, oltre alla commedia e alla tragedia, la favola o dramma pastorale, ovvero un’azione teatrale ambientata nel mondo dei pastori, e in seguito il melodramma, nel quale i personaggi si esprimono mediante il canto.