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Terremoto. Rischio sismico in Italia: come difenderci

Un terremoto (o sisma) è una rapida e improvvisa vibrazione della crosta terrestre, che si verifica a seguito della brusca rottura di uno strato di rocce profonde.

Dalla zona di rottura (ipocentro del sisma) si sprigiona una grande energia in forma di onde sismiche che si propagano in ogni direzione e fanno tremare il terreno quando arrivano alla superficie terrestre. L’effetto del sisma è maggiore nella zona in superficie situata sulla verticale dell’ipocentro (epicentro del sisma) e tende a diminuire quanto più ci si allontana da esso.

La distribuzione geografica dei terremoti

Gli epicentri dei sismi che ogni anno si verificano sulla Terra sono distribuiti lungo fasce ben determinate dal punto di vista geografico:

  • la Cintura di fuoco che circonda l’Oceano Pacifico. Essa è lunga 40.000 km; ospita il 75% dei vulcani della Terra e circa l’80% dei terremoti si verifica qui. Il motivo è legato al fatto che l’Oceano Pacifico si sta progressivamente restringendo a causa del movimento delle placche continentali: la placca oceanica sprofonda sotto le placche dei continenti America e Asia e quindi quantità esagerate di magma risalgono in superficie. La Cintura di fuoco comprende: Polinesia, Filippine, Nuova Zelanda, Indonesia, Giappone, molte fosse oceaniche e vulcani;
  • un’altra fascia sismica segue il percorso delle catene monuose formatesi in tempi più recenti, dall’area del Mar Mediterraneo occidentale all’Himalaya. Qui si verifica poco meno del 20% dei terremoti. La causa è legata allo scontro tra placche continentali;
  • infine, i terremoti legati ai movimenti di divergenza tra le placche si verificano lungo le dorsali oceaniche e la fossa tettonica dell’Africa orientale.

Rischio sismico in Italia

L’Italia dunque rientra nella fascia dei sistemi montuosi formatesi in tempi più recenti, per cui è raro travare in essa aree caratterizzate da bassa sismicità. Soltanto la Pianura Padana, la fascia costiera tirrenica compresa tra la Toscana e la Campania, la penisola salentina e la Sardegna risultano relativamente asismiche, tutte le altre sono, in misura più o meno intensa, aree sismiche.

La fascia alpina è soggetta a rischio modesto, a eccezione di alcune aree ristrette: le Alpi liguri, il Piemonte occidentale e soprattutto le Alpi carniche.

La catena appenninica, sottoposta a notevoli sollecitazioni tettoniche, è caratterizzata da un’elevata attività sismica; le aree più interessate sono l’Appennino tosco-emiliano, quello umbro-marchigiano, alcune sezioni dell’Appennino abruzzese, campano, lucano, il Gargano, l’Appennino calabro e la Sicilia orientale.

Terremoto: come difenderci?

Nonostante studi e ricerche avanzate, è ancora difficile prevedere un terremoto in tempo utile.
Talvolta prima di un sisma, si osservano alcuni fenomeni, quali mutamenti di livello del terreno, piccole oscillazioni, variazioni della temperatura di acque sorgive o di grotte; questi fenomeni possono comunque far solo ritenere prossimo il verificarsi di un terremoto. Pertano la migliore forma di difesa consiste nel prendere le opportune precauzioni.

Poiché i danni di un terremoto, anche in termini di vite umane, sono causati soprattutto dai crolli degli edifici, la prima difesa è l’edilizia antisismica, che mira a realizzare costruzioni dotate di una struttura capace di resistere alle massime scosse prevedibili in una data zona; inoltre essa si occupa anche della tutela delle infrastrutture (vie di comunicazione, vie telefoniche, approvvigionamenti energetici), in modo da rendere possibile l’immediato soccorso alle popolazioni vittime di un terremoto, evitandone l’isolamento.

Ecco alcune regole che possono aiutarci ad assumere il comportamento più adatto sia durante il terremoto sia immediatamente dopo.

Cosa fare durante il terremoto

  • Mantenere la calma ed evitare di correre senza una meta in una direzione qualsiasi ma seguire, se c’è, il segnale di uscita di emergenza.
  • Uscire all’esterno solo se ci si trova vicino a una porta che immette in un ampio spazio aperto, evitando balconi e ascensori.
  • Se la porta è lontana, è più opportuno ripararsi sotto grandi tavoli o letti, lontani da mobili, oggetti e vetri che, cadendo, potrebbero ferire oppure ripararsi vicino ai punti più solidi dell’edificio: i muri portanti, gli angoli delle pareti, i vani delle porte.
  • Se il terremoto sorprende all’esterno e ci si trova in uno spazio aperto lontano da edifici, rimanere fermi e attenderne la fine. Se invece ci si trova in una strada di città, soprattutto se stretta, ripararsi sotto gli architravi dei portoni.
  • Se si è a bordo di un’automobile, la cosa migliore da fare è fermarsi e rimanere seduti all’interno del veicolo, a meno che ci si trovi vicino a edifici alti, a ponti e cavalcavia: in questi casi è meglio allontanarsi.
  • Sempre all’aperto, allontanarsi dalle spiagge o dalle coste, perché in seguito a un terremoto si posssono formare onde marine di altezza anche notevole, che si riversano su spiagge e coste.

Cosa fare dopo il terremoto

  • Finita la scossa, se ci si trova in luoghi chiusi, uscire con calma all’aperto, dopo aver chiuso però gli interruttori di luce e gas per evitare incendi. Per uscire usare le scale e non l’ascensore.
  • Se non si hanno ferite, ed è possibile, prestare soccorso a chi ne ha bisogno. Ricordarsi comunque di non muovere i feriti gravi, ma avvolgerli con coperte per tenerli caldi, rincuorarli e calmarli intanto che si apettano i soccorsi.
  • Se è necessario segnalare la propria presenza: anziché gridare, battere sulle tubature dell’acqua o del gas con un oggetto possibilmente metallico. Questi segnali si trasmettono anche a distanze notevoli e vengono percepiti meglio dai soccoritori.

Per un approfondimento leggi l’articolo La Tettonica delle Placche spiegata in modo semplice

 

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