Tiziano Vecellio nasce a Pieve di Cadore, una piccola cittadina della Repubblica veneziana, intorno al 1480. Si trasferisce giovanissimo a Venezia. Si forma nella bottega di Giovanni Bellini a Venezia, dove conosce Giorgione, con il quale lavora nei primi anni della sua carriera.
Nel 1513 diventa il pittore ufficiale della Repubblica di Venezia e realizza per la nobiltà molte opere di tema profano.
Lavora come ritrattista nelle magggiori corti italiane ed è molto apprezzato dall’imperatore Carlo V.
Intorno alla metà del secolo lavora per le più prestigiose corti italiane, come le signorie di Urbino, Ferrara e Mantova. Tra il 1545 e il 1546 è a Roma.
Muore a Venezia il 27 agosto 1576.
Opere giovanili
Da Giovanni Bellini e da Giorgione apprende il modo di raffigurare la natura mediante la prospettiva tonale. Giorgione in particolare gli insegna a ridurre l’importanza del disegno, fino a esprimersi utilizzando esclusivamente il colore. L’opera che maggiormente risente dell’influenza di Giorgione è Amor sacro e Amor profano (1514, Roma, Galleria Borghese).
La definitiva affermazione di Tiziano arriva nel 1518, quando termina la grande pala dell’Assunta (1518, Venezia, Santa Maria Gloriosa dei Frari).
Tiziano presso le corti italiane
Negli anni seguenti inizia a lavorare per alcune corti italiane (Ferrara, dal 1519; Mantova, dal 1523; Urbino, dal 1532) e per l’imperatore Carlo V (dal 1530) con una produzione di scene mitologiche (due Baccanali, 1518-19, Madrid, Prado; Venere di Urbino, 1538, Firenze, Galleria degli Uffizi).
Tiziano ritrattista
Vasta è anche la sua riproduzione ritrattistica. Il genere del ritratto interessa il pittore fin dai primi anni della sua carriera.
Tiziano è tra i più celebrati e ricercati ritrattisti del Cinquecento. La sua fama giunge molto presto al di fuori della Repubblica di Venezia e i suoi ritratti sono richiesti da numerosi personaggi illustri dell’epoca, sia in Italia sia in Europa. Accanto ai principi italiani come Federico II Gonzaga, duca di Mantova, ai letterati, come Pietro Aretino, raffigura papi e imperatori.
È il caso di papa Paolo III Farnese, ritratto in tarda età da Tiziano nel 1546:
e dell’imperatore Carlo V, effigiato per ben due volte, una volta a figura intera e un’altra a cavallo, probabilmente nell’atto di intraprendere una battaglia.
Gli ultimi capolavori
Negli ultimi due decenni dell’attività del pittore, che morirà quasi ottantenne nel 1576, si segnala una svolta rispetto alla sua precedente produzione.
Tiziano abbandona infatti il sereno e classico naturalismo delle opere precedenti in favore di composizioni dai colori cupi, stesi a pennellate dense.
Significativa in questo senso è l’Incoronazione di spine dipinta attorno al 1570 (si tratta della replica di una precedente versione, oggi al Louvre, eseguita negli anni Quaranta). Le rapide pennellate di colore sono tutte giocate sui toni dell’ocra e del rosso.
Negli stessi anni torna ad affrontare un tema mitologico, la Punizione di Marsia. La tela immortala il tragico momento, immediatamente successivo alla competizione tra Apollo e il satiro, in cui lo sconfitto è scuoiato e punito per l’audacia con cui aveva osato gareggiare con la divinità. Tiziano, che forse si ritrae nell’anziano seduto con aria pensosa sulla destra, utilizza una gamma cromatica in cui risaltano i rossi, come quello del sangue che rievoca la crudeltà del soggetto.
La Pietà, l’ultima opera di Tiziano
Nella Pietà, che è la sua ultima opera, i contorni appaiono dissolti nel colore e nella luce.