Tommaso d’Aquino è il principale esponente della Filosofia scolastica (la filosofia cristiana del Medioevo). Chi era? quando è nato? quando è morto? cosa sosteneva? qual era il suo pensiero?
Prima di tutto, iniziamo con una sua breve biografia per conoscerlo nei suoi aspetti principali.
Tommaso d’Aquino breve biografia
Discendente dalla famiglia dei conti d’Aquino nasce a Roccasecca tra il 1225 e il 1226.
Educato presso Montecassino, nel 1243 entra nell’ordine domenicano a Napoli. È, poi, mandato a Parigi, dove diventa scolaro di Alberto Magno, seguendo quest’ultimo prima a Colonia e poi di nuovo a Parigi. Qui attorno al 1248 era iniziata una disputa tra gli ordini secolari e gli ordini mendicanti, accusati dai primi di essere falsi apostoli, precursori dell’anticristo. Tommaso, se in un primo momento sembra appoggiare gli ordini secolari, successivamente volge a favore degli ordini mendicanti.
Tommaso d’Aquino è allora nominato maestro presso l’Università parigina nel 1257 e torna in Italia due anni dopo.
Nel 1269 è nuovamente a Parigi, dove ha la cattedra triennale di maestro di teologia. Nascono nuove polemiche, in cui si schiera ancora una volta in prima linea.
Nel 1272 ritorna in Italia per insegnare all’Università di Napoli, ma nel 1274 Gregorio X lo incarica di recarsi al concilio di Lione. Si ammala durante il viaggio e si fa portare a Fossanova, dove muore il 7 marzo 1274.
Tommaso d’Aquino: pensiero filosofico e opere
Tommaso d’Aquino è descritto come grande, bruno, un po’ calvo; l’aria mite e pacifica dello studioso sedentario. A Parigi è definito bue solitario, in virtù del suo carattere chiuso. Muore a 48 o a 49 anni, ma la sua opera è già vastissima. Gli atti del processo per la sua canonizzazione ci offrono un catalogo di scritti che enumera 36 opere e 25 opuscoli, ma con molta probabilità il catalogo non è completo.
Al periodo della prima permanenza a Parigi corrispondono Dell’ente e dell’essenza, il Commentario alle sentenze e altri scritti.
Gli anni del ritorno in Italia e della seconda permanenza a Parigi sono i più fecondi: il Commentario ad Aristotele; il Commentario al Libro sulle cause; il Commentario a Boezio; la Somma della verità della fede cattolica contro i Gentili; il Secondo commentario alle Sentenze; la Somma teologica, suo capolavoro.
Si aggiungono, poi, le Questioni, testimonianza dell’attività politica di Tommaso d’Aquino contro gli averroisti e i teologi agostiniani.
Nel pensiero di Tommaso d’Aquino l’aristotelismo diventa flessibile e docile alle esigenze del pensiero cristiano, in virtù dell’intero sistema filosofico-teologico.
Con Tommaso d’Aquino la ragione diventa utile alla fede, in quanto: dimostra i preamboli della fede (ad esempio, l’esistenza di Dio); chiarisce, tramite analogie e similitudini, i misteri della rivelazione (ad esempio, la Trinità); combatte le argomentazioni contrarie alla fede.
Ma, mentre in Agostino fede e ragione operano parallelamente, in Tommaso d’Aquino, la ragione è sottomessa alla fede. La ragione è autonoma, dice Tommaso, ma quando entra in contrasto con la fede significa che, in qualche punto delle sue dimostrazioni, sta sbagliando.
Galileo Galilei affermerà, poi, negli anni immediatamente successivi alla Controriforma che in caso di contrasti tra scienza e Bibbia, sarà necessario rivedere l’interpretazione delle Sacre Scritture.