Le tragedie di Manzoni sono due tragedie storiche di ispirazione etico-religiosa: Il Conte di Carmagnola (1820), ambientata nel primo Quattrocento, con protagonista un capitano di ventura ingiustamente condannato a morte; Adelchi (1822) ambientata nell’VIII (ottavo) secolo, in cui è presentato lo scontro fra i Longobardi e i Franchi sul suolo italiano. Manzoni progettò anche una terza tragedia, Spartaco, che non portò mai a termine pur avendo raccolto un ampio materiale storico sull’argomento (leggi la rivolta degli schiavi nell’antica Roma).
Perché Manzoni scrive le tragedie?
Le ragioni che indussero Manzoni a dedicarsi al teatro sono: la riconosciuta supremazia del genere tragico, da sempre considerato la forma più alta dell’arte letteraria; il rinnovato interesse romantico per il teatro; infine, si trattava di un genere funzionale al proposito del Manzoni di raggiungere un pubblico più ampio.
Tragedie di Manzoni caratteristiche
Le due tragedie di Manzoni, Il conte di Carmagnola e l’Adelchi, hanno per oggetto il «vero storico» (rispettivamente la figura del capitano di ventura Francesco Bussone e la caduta del regno longobardo ad opera dei Franchi), mentre l’invenzione è limitata alla caratterizzazione dei personaggi e a dettagli marginali.
L’adesione al «vero storico» motiva il rifiuto delle unità aristoteliche di tempo e di luogo, che imponevano una concentrazione forzata della vicenda. Manzoni osserva che tali regole erano sempre state ignorate dai più grandi tragediografi (da Shakespeare, a Racine, a Goethe): l’unico obiettivo che deve stare a cuore allo scrittore è la creazione di un’opera d’arte verosimile, e la prima fonte d’ispirazione deve essere la storia e non la mitologia greca e latina, che tra l’altro contraddice la verità cristiana. Con maggiore forza realistica, dunque, l’azione delle due tragedie di Manzoni si svolgerà non in uno ma in più luoghi, e si distenderà su un lungo arco di tempo.
Tra le novità della tragedia manzoniana vi è inoltre il ripristino del coro (uno nel Conte di Carmagnola, due nell’Adelchi). Il coro nelle tragedie di Manzoni, però, non fa parte dell’azione, come nella tragedia greca (vedi Coro greco), ma è un «cantuccio» che l’autore riserva a sé per svolgere delle riflessioni di ordine generale ed esporre così il proprio parere, direttamente, a coloro che assistevano alla messa in scena della tragedia.
Cosa hanno in comune le due tragedie di Manzoni?
Le due tragedie di Manzoni si assomigliano: per lo sgomento del credente di fronte al trionfo della violenza nella storia e lo sforzo di trovare una giustificazione superiore al dolore che colpisce i buoni; perché la storia è contemplata attraverso il dramma interiore dei protagonisti; infine, perché il Manzoni tende a vedere gli aspetti negativi della storia, le manifestazioni di irrazionalità, di malvagità umana; non c’è giustificazione razionale per ciò che accade.
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