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Trattati di pace Prima guerra mondiale

I Trattati di pace all’indomani della Prima guerra mondiale furono negoziati dai rappresentanti delle quattro potenze vincitrici: il presidente del consiglio Georges Clemenceau per la Francia; il primo ministro David Lloyd George per la Gran Bretagna; il presidente Woodrow Wilson per gli Stati Uniti; il presidente del consiglio Vittorio Emanuele Orlando per l’Italia.

I delegati degli Stati vinti furono convocati, a cose fatte, solo per la firma finale.

La Conferenza per la pace si tenne a Parigi: si aprì il 18 gennaio 1919 e si chiuse il 21 gennaio 1920.

I Quattordici punti di Wilson

Il Presidente USA Wilson presentò un programma in 14 punti che avrebbe dovuto garantire all’Europa una lunga pace e permettere ad ogni popolo la possibilità di autodeterminazione, cioè il diritto di un popolo di scegliersi la propria forma di governo. Il programma prevedeva anche la nascita della Società delle Nazioni, da cui trent’anni dopo sarebbe nata l’ONU.

La «pace democratica» cercata da Wilson incontrò invece la diffidenza degli altri Paesi vincitori che non vollero rinunciare alle loro ambizioni territoriali.

Trattati di pace Prima guerra mondiale

I Trattati di pace furono firmati tra il 1919 e il 1920.

Il trattato di pace con la Germania

Con la Germania, il 28 giugno 1919, fu siglato il Trattato di Versailles, che imponeva condizioni pesantissime. Questi i punti:

  • la Germania restituì alla Francia l’Alsazia e la Lorena, conquistate nel 1870;
  • perse tutte le sue colonie in Africa e in Asia;
  • dovette consegnare la flotta; ridurre drasticamente l’esercito; rinunciare a qualsiasi tipo di armamento pesante (cannoni, carri armati ecc.);
  • le fu imposta l’occupazione militare francese della riva sinistra del Reno per 15 anni per consentire alla Francia di sfruttare le miniere di carbone della regione della Ruhr;
  • fu obbligata a cedere alla Polonia la zona intorno alla città di Danzica, in Prussia; si creò il cosiddetto “Corridoio di Danzica”, che isolò la Prussia orientale dal resto della nazione tedesca.

Il trattato di pace con l’Austria

Con l’Austria fu stretto il Trattato di Saint-Germain, il 10 settembre 1919. Con il Trattato di Saint-Germain, l’Austria:

  • cedette all’Italia Trento, Trieste e il Sud-Tirolo;
  • perse il suo terzo di Polonia, la Cecoslovacchia, l’Ungheria, le terre slave;
  • le fu vietata un’eventuale fusione con la Germania (cosa che invece avvenne, l’Anschluss, e fu tra le cause della seconda guerra mondiale).

Il trattato di pace con l’Ungheria

Il 4 giugno 1920 con l’Ungheria fu sottoscritto il Trattato del Trianon. L’Ungheria (repubblica dal novembre 1918) passava da 20 a 8 milioni di abitanti perdendo territori a vantaggio di Cecoslovacchia, Iugoslavia e Romania.

Il trattato di pace con la Bulgaria

Il 27 novembre 1919 fu la volta della Bulgaria, che con il Trattato di Neuilly fu notevolmente ridimensionata. Dovette infatti cedere la Tracia alla Grecia, delle aree di confine ai serbi, la Dobrugia alla Romania, perdendo i territori conquistati nelle guerre balcaniche del 1912-1913; fu costretta a pagare una forte indennità; a ridurre esercito e polizia.

Il trattato di pace con la Turchia

Il 10 agosto 1920 la Turchia sottoscrisse il Trattato di Sèvres: l’Impero ottomano fu dissolto; i domini della Turchia furono limitati a Istanbul e al territorio circostante. Perse inoltre le regioni mediorientali (Siria, Palestina, Arabia ed Egitto); riconobbe l’indipendenza dell’Armenia.

Il trattato di pace fu accettato dal sultano Maometto VI e dal governo in carica, ma non venne riconosciuto dal leader nazionalista turco Mustafa Kemal Atatürk. Egli, infatti, al termine della guerra di liberazione turca (1920-1922) ottenne la revisione delle condizioni imposte alla Turchia con il Trattato di Losanna (24 luglio 1923).

 

Cosa ottenne l’Italia dalla Conferenza di Pace?

L’Italia ricevette dall’Austria il Trentino, l’Alto Adige, la Venezia Giulia e Trieste. Il Primo ministro Orlando e il ministro degli Esteri Sonnino avevano chiesto anche i territori promessi col Patto di Londra, in Albania, Dalmazia e Turchia e in aggiunta l’annessione di Fiume.

Le altre potenze però ritenevano che queste concessioni avrebbero violato il principio dell’autodeterminazione (l’Italia, cioè, avrebbe avuto delle vere e proprie colonie sul territorio europeo) e si opposero alla richiesta.

Per protesta, la delegazione italiana abbandonò i colloqui e, quando vi tornò, Francia e Inghilterra si erano già spartite le ex colonie tedesche.

Per quanto riguarda la Russia…

Quanto alla Russia, gli Stati vincitori non solo non riconobbero la Repubblica socialista costituitasi a seguito della Rivoluzione del 1917 e della conseguente caduta dell’Impero russo, ma cercarono in ogni modo di abbatterla aiutando i gruppi controrivoluzionari.

Furono invece riconosciute e protette, proprio in funzione antisovietica, le nuove repubbliche indipendenti che si erano formate nei territori baltici persi dalla Russia: la Finlandia, l’Estonia, la Lettonia e la Lituania.

La nuova Russia si trovò così circondata da una cintura di Stati-cuscinetto – le quattro repubbliche baltiche, la Polonia e la Romania – che le erano tutti fortemente ostili. Si trattava di un vero e proprio cordone sanitario, come allora fu definito, che aveva la funzione di bloccare ogni eventuale spinta espansiva della Repubblica socialista e, con essa, ogni possibile contagio rivoluzionario.

L’Europa, all’indomani dei Trattati di pace dopo la Prima guerra mondiale, contava otto nuovi Stati sorti dalle rovine dei vecchi imperi (Impero russo, Impero austro-ungarico, Impero turco-ottomano). A essi, si sarebbe aggiunto nel 1921 lo Stato libero d’Irlanda, cui la Gran Bretagna si risolse infine a concedere un regime di semi-indipendenza, anche se con l’esclusione del Nord protestante (Ulster).

 

 

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