Ubi tu Gaius ibi ego Gaia o anche, nella versione contratta, Ubi tu ibi ego, ovvero: «Dove tu Gaio sei, là io, Gaia, sarò»; Gaio è nome generico latino.
Chi pronunciava questa frase e perché?
Ubi tu Gaius ibi ego Gaia è la formula che pronunciava la sposa nel rito solenne del matrimonio romano. Con essa la sposa si impegnava ad assumere il nome dello sposo e a coabitare con lui. Attualmente si potrebbe tradurre con “Dovunque tu sarai, io sarò lì con te”.
La frase Ubi tu Gaius ego Gaia quando veniva pronunciata?
La cerimonia matrimoniale nell’antica Roma era abbastanza suggestiva: scelto il giorno favorevole (fastus), la sposa poneva un velo arancione (flammeum) sul capo; veniva immolato un animale come sacrificio; si esaminavano le interiora dell’animale sacrificato alla presenza di dieci testimoni, dopodiché i genitori si scambiavano il contratto di matrimonio e gli invitati esclamavano Feliciter! «La felicità sia con voi»!
La cerimonia nuziale a questo punto era finita ed era seguita generalmente da un pranzo nuziale. La giornata si concludeva con l’accompagnamento in corteo della sposa alla casa dello sposo, che l’aveva preceduta e l’aspettava sulla soglia della porta. Il marito sollevava in braccio la sposa per farle in tal modo oltrepassare la soglia, perché se essa vi fosse inciampata, ciò veniva considerato di cattivo augurio.
Contemporaneamente lo sposo chiedeva alla sposa come si chiamasse e lei rispondeva Ubi tu Gaius ego Gaia («Dove tu Gaio io Gaia»), con il doppio significato: “assumo il tuo nome e dovunque tu sarai, sarò pure io”.
Per un approfondimento leggi:
Nozze romane: come si svolgeva il matrimonio nell’antica Roma.