Ugo Foscolo riassunto del massimo esponente del Neoclassicismo italiano.
Ugo Foscolo vita
Nasce il 6 febbraio 1778 a Zacinto (oggi Zante), isola del Mar Ionio allora governata dalla Repubblica di Venezia. Il padre, Andrea, è medico; la madre, Diamantina Spathis, è greca.
L’essere nato in terra greca e da madre greca ha sempre rivestito molta importanza per Foscolo, sentendosi per tali origini profondamente legato alla civiltà classica e suo ideale erede. L’isola natìa è rimasta sempre nella sua memoria come simbolo di bellezza, gioia vitale, fecondità e l’ha cantata più volte nella sua poesia.
Ugo Foscolo gli esordi letterari a Venezia
Alla morte del padre (1788) la famiglia conosce gravi difficoltà economiche. La madre nel 1789 si stabilisce a Venezia per cercare appoggio presso parenti ed amici; lì Foscolo la raggiunge nel 1793.
Quando arriva a Venezia Foscolo ha quindici anni; è un ragazzino scontroso e indipendente, che si esprime in greco moderno (la lingua madre); conosce un poco di latino e parla a stento l’italiano “toscano”. Lo apprende a Venezia, soprattutto attraverso la lettura dei grandi poeti; al tempo stesso comincia a scrivere i primi versi e nonostante la sua povertà acquista fama nella società veneziana.
Nel 1795 inizia a frequentare il salotto della bellissima contessa Isabella Teotochi. La donna trentacinquenne, brillante in società, è sentimentalmente spregiudicata, colta e con riconosciute doti letterarie. Affascina quindi l’adolescente Foscolo (come lei di origine greca) e intrecciano una relazione. Nel salotto di Isabella, Foscolo conosce intellettuali di rilievo, tra cui Ippolito Pindemonte e Melchiorre Cesarotti.
Politicamente Foscolo è entusiasta dei principi della Rivoluzione Francese e assume posizioni fortemente liberitarie ed egualitarie. Ha pertanto noie con il governo della Repubblica di Venezia; nel 1796, per sfuggire ai sospetti del governo, lascia la città e si rifugia per qualche tempo sui colli Euganei.
Nel 1797 raggiunge Bologna e si arruola nel corpo dei Cacciatori a cavallo: una milizia aggiunta alla fanteria leggera costituita da Napoleone Bonaparte nella Repubblica cisalpina. Pubblica nel frattempo un’ode A Bonaparte liberatore, in cui esalta il generale francese come portatore di libertà.
Ugo Foscolo gli anni milanesi
A Venezia si forma un governo democratico; Foscolo vi fa ritorno e si impegna attivamente nella vita politica; ma nel novembre, dopo che Napoleone ha ceduto la Repubblica veneta all’Austria con il Trattato di Campoformio (17 ottobre 1797), lascia di nuovo Venezia e si rifugia a Milano.
Il “tradimento” di Napoleone è un trauma che segna profondamente l’esperienza di Ugo Foscolo, cancellando tutte le sue speranze politiche. Tuttavia, pur disilluso e pur mantenendo un atteggiamento critico verso Napoleone, continua sempre a operare all’interno del sistema napoleonico, nella consapevolezza che esso è un punto obbligato di passaggio per la creazione di un Italia moderna.
A Milano conosce Giuseppe Parini e stringe amicizia con Vincenzo Monti. Con l’avanzata degli Austriaci, nel 1799 Foscolo torna ad arruolarsi e partecipa a vari scontri. Dopo la vittoria di Marengo (giugno 1800), con cui Napoleone riconquista l’Italia, è arruolato come capitano aggiunto nell’esercito della Repubblica italiana. Questi furono anche anni di intense passioni amorose, per Isabella Roncioni a Firenze, per Antonietta Fagnani Arese a Milano.
Nel 1808, grazie all’interessamento di Monti, ottiene la cattedra di Eloquenza all’Università di Pavia, ma la cattedra è presto soppressa dal governo. Intanto le posizioni poco ossequenti verso il regime napoleonico e il carattere fiero e insofferente gli attirano le inimicizie di molti nell’ambiente letterario milanese, tra cui quella di Monti stesso.
Nel 1811 Ugo Foscolo fa rappresentare la tragedia Aiace dove, nella figura del tiranno Agamennone, vengono ravvisate allusioni a Napoleone. Le repliche della tragedia sono allora soppresse e il poeta è sollevato dall’incarico di revisore degli spettacoli.
Ugo Foscolo il periodo di Firenze
Si reca a Firenze dove soggiorna per due anni, tra il 1812 e il 1813. Qui risiede nella villa sulla collina di Bellosguardo. Il soggiorno, tra vecchie amicizie, nuove conoscenze e nuovi amori, lo aiuta a ritrovare l’energia fisica e l’ispirazione poetica.
A Firenze frequenta il salotto di Luisa Stolberg, contessa d’Albany, amata da Vittorio Alfieri, morto ormai da una decina d’anni. Qui tra i diversi ospiti conosce letterati e artisti, fra i quali Antonio Canova. Lo scultore in questo periodo è impegnato nella realizzazione del gruppo scultoreo de Le tre Grazie. Ugo Foscolo colpito dalla scultura, trae l’ispirazione per la composizione del carme Le Grazie, che dedica a Canova stesso.
Il ritorno a Milano e gli anni dell’esilio
Nel novembre 1813 torna a Milano. Dopo la sconfitta definitiva di Waterloo (giugno 1815) e il rientro a Milano degli Austriaci, Ugo Foscolo preferisce andare in esilio in Svizzera piuttosto che giurare fedeltà al nuovo governo.
Dalla Svizzera, nel 1816, passa in Inghilterra. Qui è accolto con onori e simpatia. Presto però sorgono attriti e incomprensioni, persino con gli esuli italiani, che lo ammirano. Le sue condizioni economiche si fanno sempre più gravi, anche a causa della vita follemente dispendiosa che conduce.
Per alleviare tali difficoltà, cerca collaborazioni con riviste inglesi, pubblicando saggi sulla letteratura italiana del passato e del presente, dove tra l’altro prende posizione contro il nuovo movimento culturale del Romanticismo che si sta affermando a Milano.
I difficili ultimi anni di Ugo Foscolo
Negli ultimi tempi, ammalato e in miseria, è costretto a nascondersi dai creditori andando a vivere nei sobborghi più poveri di Londra. Qui, come scrive in una lettera del 1826, «tra il trambusto di uomini in rissa, di donne in litigio, di fanciulli sbraitanti, di esecutori pignoranti», trova conforto continuando la traduzione dell’Iliade.
Muore nel sobborgo londinese di Turnham Green il 10 settembre 1827, a 49 anni, confortato soltanto dalla figlia Floriana, nata da una relazione con una giovane donna inglese, Fanny Hamilton. Nel 1871 i suoi resti sono portati in Italia e sepolti nella Basilica di Santa Croce a Firenze, vicino alle tombe dei grandi uomini da lui cantati nei Sepolcri.
Ugo Foscolo opere
Tra le maggiori opere di Ugo Foscolo ricordiamo: il romanzo epistolare Le ultime lettere di Jacopo Ortis (1798); le odi A Luigia Pallavicini caduta da cavallo (1800) e All’amica risanata (1802); i sonetti (1803) sono 12 componimenti, di cui quattro i maggiori (Alla sera, A Zacinto, In morte del fratello Giovanni, Alla Musa); il carme Dei Sepolcri (1804); il poemetto Le Grazie (1813).
Ugo Foscolo pensiero
Ugo Foscolo partecipa con passione alla vita sociale e politica del suo tempo, tanto che amava essere definito “uomo d’azione” piuttosto che letterato.
Per Foscolo il valore di un uomo si misura dall’intensità delle sue passioni: è “il forte sentire” che differenzia gli individui e che si esplica non tanto attraverso le parole, quanto con l’azione.
La poesia è per Ugo Foscolo un bisogno innato di esprimere con il canto i propri ideali e stimolare gli animi all’azione. In essa trovano voce quelle che lui definisce “le illusioni“, cioè quei grandi ideali umani come la Libertà, l’Amore, la Bellezza, la Patria, l’Eroismo, l’Immortalità, irrealizzabili nella vita e nella storia, a cui è tuttavia necessario ispirarsi per dare un significato al proprio comportamento e alla propria esistenza.
In Foscolo coesistono elementi dell’Illuminismo, del Romanticismo e classici. Intellettualmente egli ha condiviso le idee illuministiche (la fiducia nella ragione e nella scienza) ma ha avvertito l’insufficienza della conoscenza data dalla ragione.
Secondo il poeta, la scienza può spiegare la causa e l’effetto dei fenomeni della natura, ma non il perché e l’essenza delle cose. Questo dissidio tra ragione e cuore ha provocato nel poeta una profonda inquietudine e ansia, prettamente romantica, che si è rispecchiata nella sua vita tormentata e movimentata.
Ugo Foscolo poetica
I testi foscoliani sono ricchi di rimandi alla mitologia classica; costituiti da periodi complessi e di ampio respiro, da un lessico ricercato e solenne, ricco di latinismi e grecismi. Le composizioni più usate dal poeta sono quelle classiche: il sonetto e le odi.