L’episodio Ulisse e le Sirene è preannunciato dalle parole della maga Circe che istruisce l’eroe prima che lasci la sua isola (Libro XII, vv, 39-46):
«sono creature (le Sirene) che incantano tutti gli uomini, chiunque giunga da loro. Se uno senza sapere si avvicina e ascolta la voce delle Sirene, non si fa più incontro alla moglie al suo ritorno a casa, non gli fanno festa i teneri figli, ma le Sirene lo affascinano con il canto melodioso, sedendo nel prato. E in giro c’è un gran mucchio d’ossa di uomini che imputridiscono: gli si disfa e consuma la pelle dattorno. Ma tu passa oltre: spalma sulle orecchie dei compagni, ammorbidendola, la cera dolce come il miele, perché nessuno degli altri deve udire…».
Ma Ulisse, simbolo del desiderio di conoscere, vorrà ascoltare il loro canto. Allora, ottura con la cera le orecchie dei compagni per sfuggire al pericolo di essere uccisi dalle Sirene, e si fa legare all’albero della nave perché non vuole rinunciare ad ascoltare.
Ulisse e le Sirene
Mentre i compagni remano con gran forza per oltrepassare il pericolo, ecco che le Sirene chiamano Ulisse e lo invitano a restare con loro. Ulisse grida perciò ai compagni di scioglierlo, ma Perimède ed Euriloco stringono ancora più forte i nodi che lo tengono ben saldo all’albero della nave.
Così Ulisse e i suoi compagni passano incolumi accanto alla pericolosa isola delle Sirene e proseguono il viaggio presso Scilla e Cariddi.
Il mito delle Sirene
Le Sirene omeriche sono creature metà donna e metà uccello. Hanno una natura aggressiva e possiedono artigli che le rendono molto simili alle Arpie.
In numero di due, tre o quattro a seconda delle tradizioni, esse sono figlie della musa Melpomene e del dio marino Forco (o del dio-fiume Acheloo).
Vivono sull’isola di Antenoessa, non lontano dallo stretto di Scilla e Cariddi o, secondo altri, al largo della penisola di Sorrento.
Il loro canto è così dolce che i naviganti ne restano ammaliati. Irretiti dal loro canto e dalle loro voci, essi vanno incontro a morte sicura. Le loro navi, prive di un governo, vanno infatti a infrangersi sulle rocce e i malcapitati sono divorati dalle Sirene la cui isola biancheggia per le ossa dei marinai spolpate e calcinate al sole.
Secondo un’altra versione, le Sirene sono creature connesse con la morte. Sono infatti legate a Persefone, la regina dell’Oltretomba. Originariamente erano le belle fanciulle con le quali Persefone danzava nella pianura di Enna il giorno in cui Ade la vide, se ne innamorò e la rapì per portarla con sé nel suo regno sotterraneo. Demetra, dea delle messi e madre di Persefone, le avrebbe quindi poi trasformate in creature repellenti per punirle per non aver impedito il rapimento.
Secondo un’altra versione del mito furono le stesse Sirene a chiedere agli dèi una metamorfosi e il dono delle ali per poter seguire Persefone.
Le antiche fonti riportano anche l’episodio relativo a una gara di canto da esse sostenuto con le Muse. Queste risultate vincitrici, spennarono le Sirene senza pietà e le condannarono da quel momento a essere divinità.
Altri miti e racconti riguardano la fine delle Sirene. Secondo un’antica profezia, esse avrebbero dovuto suicidarsi gettandosi in mare, se una nave fosse riuscita a passare indenne accanto alla loro isola. Riuscì nell’impresa la nave di Giasone e degli Argonauti durante il viaggio di ritorno. Il mitico cantore Orfeo infatti coprì con la musica della sua cetra il canto delle Sirene, rendendolo così inefficace.
Nei miti successivi ai poemi omerici, le Sirene vennero considerate divinità dell’Aldilà. Con il loro canto armonioso infatti dilettavano i Beati, e per questo la loro effigie era scolpita su molti sarcofagi.