L’Ultima cena di Leonardo da Vinci è detta anche il Cenacolo Vinciano e rappresenta il capolavoro di Leonardo da Vinci e del Rinascimento italiano.
L’Ultima Cena Leonardo: la storia dell’opera
L’opera è stata ideato ed eseguita dal grande Leonardo da Vinci fra il 1493 e il 1498 per il refettorio del Convento di Santa Maria delle Grazie a Milano. Il committente dell’opera è Ludovico il Moro. Questi ha scelto la chiesa domenicana come luogo di sepoltura del proprio casato.
Leonardo da Vinci dipinge, oltre alla parete di fondo con la scena dell’Ultima Cena, cinque lunette dell’ampia sala con ghirlande di frutti e foglie, uno stemma sforzesco e le iniziali di Ludovico, della moglie Beatrice d’Este e dei loro figli. Si riscontra, poi, nella tavola imbandita un primo esempio di natura morta.
Prima di realizzare l’Ultima cena, Leonardo effettuò numerosi disegni preparatori.
L’Ultima Cena Leonardo da Vinci: gli apostoli e la figura di Cristo
L’affresco rappresenta l’Ultima Cena di Gesù con i suoi apostoli. Il soggetto è frequente nell’iconografia dell’arte cristiana. Nel Quattrocento era rappresentato, secondo uno schema ricorrente, con Giuda isolato nella parte opposta del tavolo. Leonardo, invece, modifica per la prima volta questa impostazione. Dispone infatti gli apostoli lungo un solo lato della mensa, simmetricamente alla figura di Gesù. L’artista comprende che il tradimento è parte del disegno divino e Giuda è solo uno strumento nelle mani di Dio affinché il destino di Gesù possa compiersi.
Il momento raffigurato nell’Ultima Cena è tratto dal Vangelo di Giovanni e mostra l’attimo successivo all’annuncio di Gesù dell’imminente tradimento: In verità, vi dico: uno di voi mi tradirà.
Gli apostoli sono raggruppati a tre a tre all’interno di una scatola prospettica di rigida e chiara leggibilità e sottolineata dal soffitto che degrada verso il fondo aperto su un paesaggio luminoso. Tra essi c’è chi mostra dolore, chi sconcerto o incredulità, chi ancora, stupito, si rivolge al compagno per cercare di capire, mentre la figura di Gesù, isolata al centro, è composta e solenne. Il suo annuncio, quindi, genera una reazione a catena che coinvolge tutti gli apostoli tranne Giuda.
Giuda è riconoscibile per la borsa dei denari, sciagurato compenso per aver venduto Gesù ai suoi carnefici. Il coltello impugnato da Pietro e tenuto dietro la schiena di Giuda è il simbolo del tradimento. Con la mano sinistra Pietro scuote Giovanni e gli chiede a chi Gesù si riferisca.
Il volto quieto e idealizzato del Cristo si impone come centro prospettico della scena dipinta. È stato uno dei dettagli di più complessa realizzazione per Leonardo.
All’estrema destra del tavolo, da sinistra a destra, Matteo, Giuda Taddeo e Simone esprimono con gesti concitati il loro smarrimento e la loro incredulità. Giacono Maggiore (quinto da destra) spalanca le braccia attonito; vicino a lui Filippo porta le mani al petto, protestando la sua innocenza; dietro di lui c’è Tommaso (con il dito alzato).
All’estrema sinistra del tavolo, da sinistra a destra, Bartolomeo, Giacomo Minore e Andrea.
Ultima Cena di Leonardo da Vinci: lo spazio e la luce
Lo spazio è rappresentato attraverso la prospettiva lineare. Il punto di fuga è posto in corrispondenza al volto di Cristo, mentre le linee di profondità sono individuabili negli spigoli della tavola, nel disegno a cassettoni del soffitto, nella successione degli arazzi appesi alle pareti laterali. Al di là della parete di fondo, oltre le finestre, si apre uno spazio naturale, modulato e disteso.
L’affresco occupa l’intera parete di fondo del Refettorio del Monastero di Santa Maria delle Grazie e la costruzione prospettica, pensata da Leonardo in continuità con l’architettura, è tale da creare un effetto di ampliamento illusorio dello spazio reale.
Si osservi a questo proposito il gioco di chiaroscuro: la luce proviene da sinistra, e in effetti nella parete di sinistra sono aperte le uniche finestre che illuminano l’ampio ambiente.
Le figure sono percorse da un chiaroscuro nitido, ma al tempo stesso morbido e sfumato. La luce proviene anche dalle finestre in fondo alla sala. Ciò determina un particolare effetto di “controluce”.
I rapporti tra luce e ombre derivati da questa doppia illuminazione diversificano il gruppo di destra e quello di sinistra. Il primo si integra nel chiarore della parete, il secondo si distingue sul fondo scuro.
Il degrado e l’ultimo restauro del Cenacolo Vinciano
Il forte degrado della superficie pittorica è cominciato già nel Cinquecento. È dovuto alla particolare tecnica usata da Leonardo. Dato che la pittura sull’intonaco fresco richiede una grande rapidità di esecuzione, Leonardo adottò una miscela di tempera e olio su due strati di intonaco che gli consentiva di procedere più lentamente alla stesura del colore.
Dopo pochi anni però l’opera era già assai sciupata, e i numerosi interventi per tentare di rendere più leggibile il dipinto hanno causato danni quasi irreparabili. Sono stati in parte risolti solo alla fine del secolo scorso, a seguito di un restauro esemplare, passato alla storia per la sua complessità.
La preziosa opera è oggi costantemente sotto osservazione, con strumenti che monitorano il suo delicatissimo stato di conservazione.
Tutte le informazioni su come ammirare l’opera dal vivo sul sito del Cenacolo Vinciano.