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Vae victis (Guai ai vinti!) chi lo ha detto?

Vae victis (Guai ai vinti!) è la frase che, secondo la tradizione, pronunciò Brenno, capo dei Galli (così i Romani chiamavano i Celti), nel 386 a.C.

Brenno, capo dei Galli, nel 386 a.C., aveva sconfitto Roma e condannato i Romani a versare un ingente bottino di guerra consistente in una grande quantità di oro.

I Romani protestarono perché i pesi della bilancia con cui era pesato l’oro erano truccati. Allora Brenno sfoderò la sua pesante spada e la aggiunse sul piatto dei pesi, rendendo il calcolo ancora più iniquo ed escalmò «Vae victis!» (Guai ai vinti!), intendendo che soltanto i vincitori possono dettare le condizioni di resa, in base alla legge del più forte.

A quel punto sarebbe comparso Marco Furio Camillo che avrebbe gettato la propria spada sull’altro piatto della bilancia esclamando: Non auro, sed ferro, recuperanda est patria! (Non con l’oro, ma con il ferro si riscatta la patria!).

Nella battaglia che ne seguì, i Romani guidati da Marco Furio Camillo sconfissero i Galli e ripresero l’oro ad essi tolto.

 

I Romani, dopo questo episodio fregiarono Furio Camillo del titolo di “secondo fondatore di Roma”, dopo Romolo.

L’episodio è raccontato da varie fonti, tra cui Tito Livio (Ab Urbe Condita 5, 48, 9).

 

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