Il vassallaggio è il legame tra il vassallo e il re.
Da dove deriva questa parola?
Il termine vassallaggio deriva quindi dalla parola “vassallo”.
Chi era il vassallo?
Il vassallo era un nobile che giurava fedeltà al re. In cambio di questo giuramento, attraverso la cerimonia dell’investitura, otteneva un territorio, chiamato feudo, spesso vasto quanto una regione, con tutti i suoi abitanti, sul quale poteva esercitare il proprio potere.
Il vassallo doveva dare al re un sostegno militare in caso di guerre, cioè fornire soldati e armi.
Al tempo di Carlo Magno, il feudo era una concessione revocabile: il re poteva chiedere di restituirlo se il vassallo non si dimostrava fedele. Inoltre, quando moriva, il vassallo non poteva lasciare le terre in eredità ai suoi figli, e quindi il feudo non era ereditario.
In seguito, però, a causa dell’indebolirsi del potere imperiale, prima i vassalli maggiori (con il Capitolare di Quierzy, 877) e poi i vassalli minori (con la Constitutio de feudis, 1037) ottennero il diritto di trasmetterlo ai loro discendenti.
Il vassallo era un signore che poteva avere sotto di sé dei vassalli minori (chiamati valvassori), legati a lui da un giuramento di fedeltà personale simile a quello che il vassallo aveva con il sovrano.
A loro volta i valvassori potevano disporre di uomini di loro fiducia, chiamati anche valvassini, che esercitavano il loro potere soprattutto sui contadini.
Con la parola vassallaggio si indica quindi tutto questo sistema di legami personali.
Perché è importante?
Con il passare del tempo il sistema di vassallaggio divenne una forma di organizzazione politica, utilizzata non solo dall’imperatore, ma anche da altri sovrani e dal papa.
I vassalli iniziarono a esercitare sempre più potere sulle terre a loro affidate e sugli uomini che le abitavano, riscuotendo le tasse e amministrando la giustizia.
Il vassallaggio divenne quindi la base della società feudale.