Il vino nell’antica Roma aveva una grande importanza culturale.
Conosciuto nel Mediterraneo già nel II millennio a.C., dopo l’introduzione nell’Italia meridionale delle prime rudimentali tecniche di vinificazione, questa bevanda diventò con il tempo parte integrante dell’alimentazione dei Romani. Le donne romane, tuttavia, non potevano bere il vino se non in modica quantità.
Fasi di lavorazione del vino nell’antica Roma
Dalla prima pigiatura dell’uva si otteneva un succo considerato di ottima qualità, il mustum calcatum. Esso era messo a fermentare in grossi tini, spesso spalmati di resina profumata, nelle cantine.
Nelle cantine restava per circa sei mesi, subendo frequenti filtrature con panni di lino o filtri in metallo. Talvolta invece la fermentazione avveniva all’aperto in anfore di terracotta o botticelle di legno, con l’aggiunta di mosto cotto (defrutum) che ne aumentava la gradazione alcolica.
Mediamente i Romani bevevano il vino invecchiato per tre o quattro anni, anche se alcune varietà davano il meglio di sé dopo 10-15 anni.
Vini romani
I vini rossi di produzione italica come il Calenum, il Falernum e il Massicum (tutti campani) e il Caecubum (prodotto nel basso Lazio, tra Fondi e Gaeta) già nel I secolo a.C avevano soppiantato quelli d’importazione.
Tra i vini d’importazione, i migliori erano considerati quelli greci, aromatizzati con resine o spezie, che provenivano in particolare dal Peloponneso e dalle isole di Chio e Cipro.
Come i Romani consumavano il vino
In ogni caso il vino nell’antica Roma era quasi sempre allungato con acqua o con acqua di mare; mescolati a spezie, erbe aromatiche e miele (il vino misto a miele era chiamato mulsum).
Quindi, il vino nell’antica Roma non era per niente simile a quello a cui siamo abituati oggi.
Comunque c’era chi beveva il “merum“, cioè il vino puro, non tagliato, ma costoro erano considerati quali autentici ubriaconi.
Nell’ultimo scorcio dell’epoca imperiale, però, il vino è sempre più simile a quello che beviamo oggi.
Le persone più povere bevevano il circumcisicium, un vino di scarsissima qualità, ottenuto dalla torchiatura delle vinacce miste ad acqua.
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